Carpino è la città dell’olio ed anche delle fave, almeno da qualche anno. Complice il successo di due anni fa con la presenza del prodotto al salone del gusto di Torino: “Eravamo con lo stand del nostro presidio, mio marito ed io andiamo al convegno durante il quale si sarebbe parlato della zuppa a base di legumi e l’astronauta Samantha Cristoforetti era in video conferenza dalla Russia, già in quarantina poiché sarebbe partito e novembre”, ricorda Maria Antonietta di Viesti che unitamente a Michele Palmieri ha costituito l’associazione ‘Fava di Carpino’.
La fava a differenza dell’olio, caratterizza in maniera esclusiva carpino e la sua terra. “La fava o è di Carpino o non è”; dice l’agronomo che però sottolinea che “anche altri territori possono contare su legumi di qualità.
Ma la fava di carpino è unica, le sue caratteristiche sono indissolubilmente legate al territorio. Non si trovano bucce di fava che si sciolgono in bocca. Della fava di Carpino si butta via nulla, solo il nasello ma non sempre. E difficile che si possa trovare lo stesso legume a 15 20 km di distanza. Diverso è il discorso per l’olio che fa riferimento all’ogliarola garganica presente, appunto, in tutto il promontorio.